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I Neri di Firenze presono la terra, e non observorono
loro i patti: perché tanto li strinse la paura che a loro
non convenisse renderla, che subito sanza alcuno inter-
vallo gittorono le mura in terra, che eran bellissime.
Il Cardinale Legato, udite le novelle di Pistoia, forte-
mente si turbò; perché si credea esser tale, che rimedio
v’arebbe posto. Andossene a Bologna, e quivi fece sua
risidenzia.
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Condizioni di Parte guelfa di là dell’Appennino, dopo aver
Gilberto da Correggio, signore di Parma, procurata (gennaio
1306) la ribellione di Reggio e Modena al marchese di Ferrara.
Parma, Reggio e Modona s’erano rubellate dal mar-
chese di Ferrara; il quale, per troppa tirannia facea loro,
Idio non lo vi volle più sostenere: ché quando fu più
inalzato, cadde. Perché avea tolto per moglie la figliuola
del re Carlo di Puglia; e perché condiscendesse a dar-
gliele, la comperò, oltre al comune uso, e fecele di dota
Modona e Reggio: onde i suoi fratelli e i nobili cittadini
sdegnorono entrare in altrui fedeltà: e più vi s’aggiunse
la nimistà d’uno potente cavaliere di Parma, chiamato
messer Ghiberto, il quale il Marchese cercava cacciare
per tradimento; ma il cavaliere dié gran conforto a’ citta-
dini di quelle due terre di rubellarsi, e con gente e con
arme li liberò di servitù.
Letteratura italiana Einaudi
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Dino Compagni - Cronica delle cose occorrenti ne’ tempi suoi
17
Bologna, già (marzo 1306) divenuta nera e cacciati i Bianchi e i
Ghibellini, caccia poco stante lo stesso Legato. Questi, dopo
tentati inutilmente i Neri di Firenze, fa in Arezzo una radunata
di forze bianche e ghibelline, la quale, per sua o dappocaggine
o tristizia, va a male, ed è l’ultima che i fuorusciti facciano
(maggio 1306 - luglio 1397).
Stando il Legato in Bologna, i Bolognesi rivolti cac-
ciorono fuori i loro nimici. Credette pacificarli. I Fio-
rentini con danari e con conforto feciono tanto, che gli
apposono colpa d’uno trattato, e di tradimento; e vil-
mente e con vergogna lo cacciorono di Bologna, e morto
vi fu un suo cappellano. Andò in Romagna per entrare
in Furlì: i Fiorentini gliel negorono. Andossene ad Are-
zo, e con lettere e imbasciate cercò umiliarli, e non poté.
Il Cardinale, essendo in Arezo, raunò gente assai e fe-
cevisi forte, perché intese i Neri di Firenze v’andrebbo-
no a oste. Vennevi in suo aiuto il Marchese della Marca,
e molti gentili uomini di là, e molti Guelfi bianchi e Ghi-
bellini di Firenze, e molti cavalli da Roma e da Pisa e da
molti cherici di Lombardia; che in tutto si ragionava che
fossono cavalli IjmCCCC° scelti.
Andoronvi i Neri di Firenze, ma con molto sospetto;
ma non si advicinorono ad Arezo: tennono la via in ver-
so Siena; poi si rivoltorono per una montagna, e entro-
rono su quel d’Arezo, dove disfeciono molte fortezze
degli Ubertini. Al piano non discesono, perché i passi
poteano esser loro contesi; e battaglia non si prese, per-
ché i Neri forte ne dubitavano. I nimici loro confortava-
no il Cardinale si pigliasse la battaglia, mostrando avere
gran vantaggio e la vittoria certa. Il Cardinale mai nol
consentì, né che andassono a prendere i passi, o tòrre lo-
ro vittuaglia al partire: e però i Neri, senza alcuno dub-
bio o offesa, se ne tornorono a Firenze.
Letteratura italiana Einaudi
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Dino Compagni - Cronica delle cose occorrenti ne’ tempi suoi
Molto fu biasimato il Cardinale, de l’averli lasciati an-
dare sicuri; e per molti si disse che l’avea fatto per dana-
ri, o per promessa li fusse fatta da loro d’ubbidirlo e
d’onorarlo: o vero, che messer Corso Donati gli avesse
promessi fiorini IIIjm e darli la terra; et egli venisse da
quella parte con la sua gente, per poterli levare da oste, e
avere i danari e non li dare la terra.
La gente che in aiuto erano venuti al Cardinale, scon-
solati si partirono, perché vedeano il partito vinto; e
aveano speso assai sanza alcuno frutto, credendosi rac-
quistare la terra loro. E mai si raunoron più.
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Il Cardinale, abbandonato dai Bianchi, è dileggiato dai Neri e
da essi tenuto a bada con finti negoziati di pace, finché vien ri-
mosso dalla legazione. Discordie di Parte ghibellina in Arezzo
(ultimi del 1307 - 1308).
I Neri, beffando il Cardinale, cercorono per più vie
vituperarlo, mostrando volerli ubbidire. E ritornati in
Firenze, vi mandorono ambasciadori messer Betto Bru-
nelleschi e messer Geri Spini; i quali il faceano volgere e
girare a lor modo, traendo da lui grazie, e pareano i si-
gnori della sua corte. E tanto li feciono mandare a’ Si-
gnori un frate Ubertino, e tanti modi e tante cagioni tro-
vavano e opponeano da un punto a un altro, che
aspettorono i nuovi Signori, che speravano fussono loro
più favorevoli.
Alcuni diceano che il Legato tenea i Neri giusti uomi-
ni, e fermamente dicea agli amici che pace sarebbe. Non
fu mai femmina da ruffiani incantata e poi vituperata,
come costui da quelli due cavallieri: e del più giovane fu
detto, che più sottilmente seguitava l’opera, tenendo il
Letteratura italiana Einaudi
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Dino Compagni - Cronica delle cose occorrenti ne’ tempi suoi
Cardinale a parole, seguendo trattati di pace: nel quale
buon pezzo dimororono, per lo parlare che facea.
Infine, per infamia data in Corte al Cardinale, fu ri-
mosso dalla legazione; e con poco onore, andò a Roma.
I savi uomini s’avidono che gl’inbasciadori stavano in
Arezo per mettere scandolo tra gli Aretini. E Uguccione
da Faggiuola co’ Magalotti e con molti nobili seminoro-
no tanta discordia in Arezo, che come nimici stavano i
potenti Ghibellini; ma pur poi s’atutorono.
19
Si riaccendono le discordie de’ Neri fiorentini, tra la fazione di
Corso Donati e quella di Rosso della Tosa. Corso si apparec-
chia alle offese (1308, ...ottobre).
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